lunedì 11 dicembre 2006

Si fa presto a dire "calendario"...

Ormai il 2006 è sul viale del tramonto, e come ogni anno, di questi tempi, entra nel vivo la corsa al calendario. Dai più puritani "Frate indovino" ai più osè di Max, Maxim, Panorama, PlayBoy e chi più ne ha più ne metta, la battaglia per accapparrarsi un chiodo in più è davvero senza esclusione di colpi. Eppure fare un calendario non è così semplice.. «Capirai» potreste dirmi, «ci sono riuscite la Gregoraci e la Santarelli!». Ma non intendiamo proprio questo. Il Papi-Magija vuole portarvi a conoscere davvero come nasce un calendario, nel senso più pieno del termine, dalla necessità di ponderare addirittua i secondi, alla difficoltà di scegliere unità di misura facili, regolari, chiare e uguali per tutti.

In generale i calendari sono costruiti su una unità di misura nota come "anno", un termine che però in astronomia vuole indicare una cosa ben precisa, ovvero il tempo che la terra impiega per compiere l'intero giro del sole, ovvero in media 365 giorni 5 ore 48 minuti e 46 secondi (anno solare).

Il problema sta proprio nel fatto che questo tempo non corrisponde ad un numero intero di giorni, caratteristica necessaria invece per l'"anno" di un qualsiasi calendario da usare nelle attività umane (anno civile).. e mo'? Come la si pela sta gatta (sì, sono vicentino)? Le soluzioni proposte dalla storia sono state molteplici.

Nel calendario usato fino ai tempi di Giulio Cesare l'anno veniva suddiviso in 12 mesi lunari (ossia basati sui tempi della rivoluzione della luna attorno alla terra) dando vita ad un anno di 355 giorni: esso veniva a trovarsi indietro di circa 11 giorni rispetto all'anno solare per cui ogni due anni si aggiungeva il cosiddetto "mese intercalare" della durata, guarda un po', di 22 giorni. Problemi: a lungo andare le lievi differenze di minuti e secondi (quel "circa" usato poc'anzi) diventavano differenze di ore e giorni, e con l'andare dei secoli si arrivò ad un grave disaccordo tra date del calendario e stagioni.

Con il calendario giuliano (introdotto proprio da Giulio Cesare) si fissò che l'anno solare durava 365 giorni e 6 ore, stabilendo che ogni anno civile dovesse durare 365 giorni, a patto di aggiungere un giorno ogni quattro anni in modo da compensare quella differenza di 6 ore. Dopo 3 anni comuni (365 giorni) si aveva 1 anno bisestile (366 giorni, con il famoso 29 febbraio in più). Problemi: quelle 6 ore non sono proprio 6 ore, ma, come enunciato poco sopra, sono in realtà qualcosa in meno: ergo, solita storia, a lungo andare la differenza provoca sfasamenti anche di mesi. Verso la metà del XVI secolo l'eqiuonozio di primavera arrivò a verificarsi all'11 marzo anzichè al 21, data che segnava l'inizio bella stagione. Papa Gregorio XIII si accorse della cosa e iniziò a spaventarsi, perchè a lungo andare la Pasqua rischiava di cadere in estate. Così convocò una commmissione a cui affidò il compito di risolvere la questione: nacque così il calendario gregoriano (e quello pure noi lo conosciamo, non solo Il Papi-Magija che se la tira tanto...)

Come prima cosa bisognava eliminare quei dieci giorni di differenza tra anno civile e anno solare e così, questa è bella davvero, per la prima e per fortuna unica volta nella storia il giorno successivo al 4 ottobre 1582 non fu il 5 ma.. il 15!

Cioè, pensate se avete un esame fra dieci giorni (e non avete ancora aperto il libro perchè, tanto, dieci giorni..), e invece no perchè 'sti qua si sono accorti che è sbagliato il calendario e vi cambiano le date, per cui l'esame è domani.. scommetto che partirebbero moltissimi suggerimenti garbati su dove sti tipi dovrebbero infilarsi il nuovo calendario... con tutta la spirale metallica ovviamente!

"Sti tipi", ovvero, Luigi Giglio (ideatore) e Cristoforo Clavio (rifinitore del progetto, nell'immagine qui a sinistra) stabilirono che la storia dell'anno bisestile ogni 4 anni andava mantenuta, ma con una precisazione particolare riguardante gli anni di fine-inizio secolo (ovvero il 1600, il 1700, 1800, 1900, 2000 e così via...). Questi anni, a conti fatti, dovrebbero essere sempre bisestili, invece arbitrariamente Giglio e Clavio stabilirono che da quel giorno si sarebbero considerati bisestili solo quelli divisibili per 400 (cioè il 1600 era bisestile ma non il 1700, il 2000 è stato bisestile ma non lo sarà il 2100 e così via). In altre parole ci sono stati e ci saranno periodi temporali in cui due anni bisestili consecutivi sono separati da 8 anni, per esempio il 1696 e il 1704. Solo così, perdendo un giorno ogni tot si evita il problema di "correre troppo" con il calendario rispetto ai tempi solari.

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