giovedì 30 novembre 2006

Un treno chiamato desiderio


Cronaca di un viaggio di ordinaria follia sulla rotta della finale di Champions League. L'epopea di quattro ragazzi alla caccia del grande calcio, il fascino della bella e irraggiungibile Parigi, il francese e le sue (nostre) infinite varianti, la pension Au palais Gourmand, l'animo giapponese di Riccardo...per la prima volta in un unico blog.

Un po’ tardi forse, ma era deciso. Mercoledì 16 maggio 2006 saremmo stati allo Stade de France di Parigi ad assistere alla finale di Champions League. I biglietti per la partita non erano un problema grazie al Santo Padre… di Riccardo. Ora però bisognava trovare il mezzo di trasporto e l’alloggio. E allora vai di guida a ostelli e pensioni low-cost e dopo lunga e laboriosa ricerca trovammo posto alla mitica pension au palais Gourmand (in pratica ho chiamato la prima delle quattro che avevo in elenco e ho prenotato). Così io, Pava, Riccardo e Dave ci preparavamo a partire per quella che poi si rivelò essere un’avventura davvero indimenticabile, nel bene e nel male.


C’è da premettere che io il francese lo parlo benissimo. Solo che i francesi inspiegabilmente non mi capiscono. Per fortuna mammà lo parla per davvero, e così un tetto sulla testa eravamo sicuri di averlo. O almeno così credevamo. Già perché proprio quando tutto sembrava a posto le cose hanno cominciato a diventare molto, molto più…diciamo così, divertenti (che ridere eh, Pava…).

Bisognava risparmiare, quindi bocciato l’aereo, almeno per l’andata (ci costava minimo minimo 200 bombe a crapa). Ergo treno, anche perché la macchina era improponibile visto che, stando ai calcoli di Pava “Allora sono un migliaio di chilometri…con una macchina che fa sui quindici chilometri al litro, contando che un litro è circa un euro..vengono quindi circa…15 mila euro. No ragazzi, viene troppo”. Grazie SdC... Allora io e lo stesso Pava ci recammo un soleggiato dì dei primi di maggio alla stazione di Padova per acquistare i biglietti per tutti. Ed eccoci di fronte al primo dilemma: il treno per Parigi partiva da Milano, quindi a Milano in qualche modo dovevamo arrivare. Da casa nostra potevamo scegliere ben 2 treni: un intercity (molto più veloce e privo di fermate cazzute) e un interregionale (il contrario esatto). Il primo partiva mezzora dopo ma arrivava soltanto 5 minuti dopo dell’altro, stando alle previsioni. Qui stava l’amletico dubbio: quale ci conveniva scegliere? Maggiore affidabilità ad un prezzo di 5 minuti in meno di lasco sulla coincidenza o 5 minuti in più ma con le dita incrociate?

Secondo voi cosa abbiamo scelto? Che domande…quello sbagliato. E su insistente consiglio della tipa dello sportello tra l’altro. La partenza della coincidenza era prevista per 22 minuti dopo il nostro arrivo a Milano. Bene, già a Vicenza il treno aveva un ritardo di 15 minuti. E qui sono volate le prime paroline poco simpatiche all’indirizzo di Trenitalia. E i giudizi sulla compagnia di bandiera non sono certo migliorati quando, subito dopo Brescia, siamo stati sorpassati dal famoso intercity che avremmo potuto prendere ormai diverse ore prima, il quale arrivò puntualissimo ci dissero beffardamente a Milano. Sì, Milano, ovvero la città che come fuoriprogramma abbiamo "deciso" di visitare per un giorno intero visto che ringraziando Tranitalia abbiamo perso il treno per Parigi. Ma non in modo normale, no…Scesi dal primo treno nell’esatto minuto in cui era previsto che partisse quello per Parigi siamo corsi fino al binario giusto ed era là, che sembrava sorriderci amorevolmente con le sue tendine, le vetrate lucenti: non era ancora partito. Invece si trattava di un ghigno malefico e beffardo. Siamo arrivati a sfiorarlo, a lambire perfino il pulsante dell’apertura porte, ma lemme lemme il lungo serpente senza di noi se ne andò in perfettissimo orario (questo sì), mentre Riccardo per la prima volta in vita imprecava tirando giù ben più dei soliti "cavoletti amari", mentre Dave se la prendeva con gli scledensi, mentre Pava giocava a bowling lanciando il trolley addosso ad ignare vecchiette non molto felici di ciò. Ore 9.15: prossimo treno ore 16.13 (ora in cui avremmo dovuto già calpestare il sacro suolo transalpino). Praticamente un'eternità. Ma passi pure questa, portiamo pazienza. Se però, dopo una giornata passata davanti al Duomo anzichè davanti alla tour, dopo un pranzo al McDonald's, dopo 15 € buttati per tenere le valigie al deposito, arrivi in stazione con larghissimo anticipo (si sa mai) e scopri che il treno è (questo sì) in ritardo di venti minuti…allora cominciano un po’ a girare. Ma soprattutto girano ancora di più quando, una volta partito, scopri che quei venti minuti, quasi fossimo inconsapevoli protagonisti di un romanzo di Proust, si possono trasformare, allungarsi. Ma non perché ci stavamo annoiando, no. Si allungavano veramente, non era solo un’impressione. Diventarono prima mezzora, poi tre quarti d’ora, poi di nuovo mezzora, poi un’ora, poi un “dicono che adesso recupereremo qualcosa”, poi un “è colpa dei francesi”…. Cioè,per dire, viaggiavamo paralleli ad un'autostrada e... ci superavano i tir! Alla faccia del TGV, ovvero treno ad alta velocità...Insomma alla fine arrivammo nella città dell’amore carichi di tutto tranne che di sentimenti amorevoli. Avevamo due ore di ritardo rispetto all'orario previsto, non c’erano metropolitane aperte (capirai, erano quasi le due di notte), eravamo a chilometri dalla pensione. Ma soprattutto, anche vi fossimo stati sotto, avremmo dovuto spiegare al vecchio proprieatrio (era una pensione, certo non potevamo sperare di trovare il portiere di notte) in maniera comprensibile che eravamo quelli della prenotazione e non dei ladri, e magari visto che eravamo attesi per le 6 di sera anche giustificare un po’ questo ritardo di sole 8 ore. E qui la nostra odissea cominciò ad assumere toni grotteschi. Ma questa è un’altra storia.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Eheheheh é davvero una gran bella storia da raccontare, e poi alla fine ce la siamo spassata!

Tanto che quasi quasi inizio a cercare la bionda controllore della tratta Venezia-Brescia per stamparle un bacio....sta stronza!
;)

Marco ha detto...

già, perchè ti sei perso un dettaglio fondamentale Marione: la "controllora" dalle labbra carnose che alla domanda "Scusi, ma non è che ci conviene smontare e prendere l'intercity che ci segue?" ha risposto sicura e sdegnata "Ma no, questo arriva prima!".