domenica 28 gennaio 2007

Una vita fuorigioco...


Queste poche parole rappresentano l'essenza più vera di Ezio Vendrame, ovvero l'uomo che ha sempre ritenuto più difficile e quindi più stimolante mirare a prendere il palo piuttosto che segnare. Proprio in un libro con questo titolo raccoglie le memorie che si vanno sotto a raccontare.
Forse alcuni si ricordano di Ezio per l'aver presenziato, in maniera anche un po' pittoresca, come membro della giuria al Festival di Sanremo 2005. Ma molti meno di certo sono quelli che sanno che lui è uno dei massimi talenti calcistici mai comparsi sul panorama pallonaro italiano. Vendrame è difficile da considerare un grande di questo sport, poichè non ha portato a casa titoli, coppe o riconoscimenti importanti. Ma forse ha insegnato a molti, sebbene pochi abbiano imparato, che qualsiasi piega prenda la vita è importante rimanere se stessi. Sempre.
Ezio Vendrame è un friulano doc: è nato il 21 Novembre 1947 a Casarsa della Delizia, in provincia di Udine. Cresciuto in un orfanotrofio, avrà un’infanzia difficile che lo segnerà per tutta la vita. Ben presto viene notato per la sua abilità con la palla e inizia la trafila delle giovanili in squadre minori friulane, fino ad approdare all’Udinese. Sono anni fatti di vittorie clamorose con squadre di provincia e di aneddoti al limite dell'inverosimile, di giocate paradisiache e clamorose giornate storte, di una vita condotta sempre al limite, una vita in fuorigioco appunto.
Nell’estate 1971 approda al Lanerossi Vicenza dal Rovereto: diventerà presto un idolo per i tifosi biancorossi, sebbene non abbia mai sfondato nel mondo del calcio. In verità Vendrame rappresenta uno dei più grandi talenti, purtroppo inespressi, che il calcio italiano abbia prodotto negli anni ’70. Con il suo modo di fare scanzonato, l’aria da hippie, i capelli lunghi, il suo spiccato anticonformismo, si accattiva fin da subito le simpatie dei tifosi biancorossi, per i quali sarà un idolo indimenticato. Leggendarie sono le sue “stravaganze”, dalla gallina portata in giro al guinzaglio, alle serate di baldoria prima delle sue migliori partite. Fantasista, imprevedibile, mai banale, aveva tutto quello che serve ad un calciatore per far impazzire i tifosi: tecnica sopraffina, sfacciataggine, genio, sregolatezza. Di lui si diceva che se avesse avuto più raziocinio sarebbe diventato il nuovo Sivori. O forse sarebbe stato uno dei tanti automi con le scarpe bullonate di oggi... Con buona probabilità è però vero che con più raziocinio forse non sarebbe stato Ezio Vendrame.

È lui l'uomo capace di fare un tunnel a San Siro a Gianni Rivera, salvo poi scusarsi sinceramente perché Gianni era troppo grande.
È lui che sale a piedi uniti sul pallone, a centrocampo, e scruta l'orizzonte ponendo la mano "a taglio" contro la fronte, per dare un' occhiata al piazzamento dei compagni.
È lui, sempre negli anni di Padova, quello che, a conoscenza di un accordo per il pareggio, decide di riscaldare gli animi puntando verso la sua porta. "Dal centro del campo, feci dietro front e puntai verso la nostra area. Qualche compagno, ripresosi dallo spavento, mi si fece incontro ma io lo dribblai, fino a trovarmi a tu per tu con il nostro portiere. Solo a quel punto, e dopo aver fintato il tiro, stoppai invece il pallone con la pianta del piede. Ricordo il sospiro come di sollievo di tutto lo stadio". Peccato che un tifoso muoia d'infarto.
È lui che nel 1969, ai tempi del Siena, quando prendeva 300.000 lire al mese di stipendio, in un gelido inverno decide di spenderne 70.000 per comprare un montone. Ma poi esce, passeggia per il Corso e uno zingaro di 12 anni gli si fa incontro; ha un paio di scarpe rotte e un maglione girocollo sbrindellato. E ha freddo. Allora Ezio gli dà il suo cappotto. “Non avevo più freddo, perché il marchio ve l’avevo messo io!”.
È lui che scorge un amico, il poeta livornese Piero Ciampi, sugli spalti di uno stadio e esce dal campo per andarlo a salutare, fregandosene della partita.
È lui che in una partita contro il Milan supera l'intera difesa e s'invola solo contro il portiere, lo mette a sedere con incredibile facilità ma a un passo dal gol fa retromarcia e ritorna verso il portiere. "Anche il portiere può sbagliare, è un uomo. E come uomo, quando sbaglia merita una seconda occasione"
È lui che nel 1973, ai tempi di Vicenza, in una partita col Blackpool valevole per il “Trofeo Anglo-Italiano”, si sente ispirato al punto di ridicolizzare sistematicamente il suo marcatore, tale Wilkins. Lo sfortunato prova a vendicarsi a suon di falli e il buon Ezio, a pochi minuti dalla fine, esasperato, entra giù duro a sua volta. Wilkins va su tutte le furie, non accetta le scuse di Ezio, e lui allora cosa fa? Lo manda a quel paese? Ma no.. Ezio lo abbraccia e all’improvviso gli stampa un bacio in bocca “in profondità, fino a visitargli le tonsille”.
È sempre lui che racconta con allegria le sue mille avventure di sesso e amore, di sentimento e perversione. "Quante donne ho portato a letto? Centinaia, ma le ho amate una per una. Non ho mai fatto l’amore senza sentimento"

Gli ultimi anni di carriera professionistica li passa al Padova, di cui è pure capitano. Una domenica i biancoscudati attendono di affrontare l'Udinese, squadra di provenienza dello stesso Vendrame. Nel corso della settimana i friulani contattano Vendrame per "comprare" una sua prestazione negativa: ben 7 milioni! Una cifra ancor più significativa se confrontata col premio partita del Padova: 22.000 lire appunto.. E se l'Udinese vince la promozione in serie B è praticamente cosa fatta. Ezio accetta: dopotutto deve semplicemente giocare male, non fare autogol o qualcos'altro, e 7 milioni sono sempre 7 milioni.

Ma gli rompe tradire i suoi tifosi, la società, l'allenatore Pin e, sopratutto, se stesso, i suoi principi. La domenica accade qualcosa che gli fa infatti cambiare idea: all'entrata in campo i tifosi bianconeri, in netta maggioranza quel giorno all'Appiani, lo accolgono con una marea di insulti. I suoi conterranei lo insultano: è un'onta che Ezio deve lavare subito, nell'unico modo che conosce, a suon di gol. "Fanculo ai 7 milioni: la vendetta migliore è quella di condannare i friulani a un altro anno di serie C." Ezio gioca semplicemente da Dio: trascina il Padova alla vittoria segnando due gol, il secondo dei quali merita di essere raccontato. Calcio d'angolo per il Padova: Vendrame va verso la bandierina, si soffia il naso con la stessa ("Vi pare bello vedere quei giocatori che si puliscono il naso con le mani o con le magliette? Ero lì per battere un calcio d'angolo, e mi sembrò più fine, se vuoi anche più educativo, usare la bandierina a mo' di fazzoletto..") , quindi indica a tutto lo stadio dove manderà a finire la palla. E la palla termina lì dove aveva detto lui: in fondo al sacco.. E l'Udinese al termine del campionato non viene promossa. L'anno successivo Vendrame è all'Audace San Michele, sempre in serie C, e incontra l'Udinese per due volte in campionato. Dalle tribune i bianconeri fanno piovere sulla sua testa solo applausi.

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